La Scelta

John Adam ha trent’anni, è un editore molto famoso, la sua vita è perfetta, quasi invidiabile: soldi, ville, amici, macchine, una carriera avviata… eppure qualcosa lo rende insoddisfatto. La noia attanaglia le sue giornate, e nella sua mente inizia a risvegliarsi quell’idea che da sempre era rimasta latente: il desiderio di uccidere, l’eccitazione nel togliere la vita ad un’altra persona, la sensazione di onnipotenza che deriva dalla possibilità di diventare l’artefice del destino di un altro essere umano. Inizia così la violenta avventura del protagonista, che si ritrova quasi incastrato in una spirale di violenza e malvagità. “La Scelta”, romanzo d’esordio di Mario Catania, è un thriller filosofico che, con uno stile avvincente, obbliga il lettore a porsi le stesse domande del protagonista.
Nel 2009 mi sono deciso a scrivere. La spinta mi è stata data una sera conversando a tavola durante il nostro incontro annuale sul lago d’Orta con un caro amico sacerdote Rosminiano. Parlavamo della vita e della Chiesa ed io gli domandai se questo mondo non fosse potuto essere considerato come una sorta di purgatorio per tutti noi. La risposta mi fu sorprendente: il padre mi disse che, a patto che si consideri l’unicità e l’identità dell’essere umano, la Chiesta stessa non può negare la reincarnazione intesa come proseguimento della vita nell’identità dell’uomo e nella sua unicità… Allora sì, questo mondo e questa vita potrebbero essere la prosecuzione di un percorso passato. Ho pensato dunque di spiegare a mio modo il perchè di un’esistenza che per ognuno di noi è gioia e affanno, anche se con proporzioni differenti, ed ho immaginato di dare una ragione a queste diverse proporzioni. Esiste il libero arbitrio? Esiste la predestinazione? Ognuno di noi è unicamente figlio delle proprie azioni o deve scontare anche colpe passate? La spiegazione che ho fornito è stata frutto della mia fantasia ma fa parte delle mie idee. Se lo riscrivessi oggi, ad anni di distanza, lo farei in modo diverso… ma solo nella forma, la sostanza del mio pensiero rimarrebbe la stessa.

Ricatto alla Chiesa

Erik Palmer è un avvocato cinico e di successo. La sua vita, dedita al denaro, scorre tranquilla fino al giorno in cui un uomo compare quasi dal nulla facendogli una richiesta tanto assurda quanto irrinunciabile. Un quadro, La Visione Urbana di Ugo Pozzo, pittore futurista, nasconde due nominativi che potrebbero cambiare il suo destino a patto che sia disposto a spinger- si oltre ogni limite percorrendo la linea sottile che separa la vita dalla morte. Erik deve cambiare identità e vestire i panni di un rampante Ferrante Pretender per poter scoprire chi lo vuole uccidere. Inizia così la sua discesa agli inferi, fra uomini di chiesa corrotti e malvagi, collezionisti d’arte senza scrupoli, donne invischiate in affari poco chiari e lo spettro di una sorella prematuramente defunta. Il romanzo “Ricatto alla Chiesa” è il secondo libro dello scrittore.
I o credevo che l’attività dello scrittore finisse con la prima stesura. Errori di noi autodidatti! Dal primo libro ho capito come, dopo che l’idea sia scattata e sia partita la prima bozza, occorra un continuo rileggere e correggere paragrafi e capitoli. Ho imparato a pensare a quella che sarebbe dovuta essere la copertina durante l’intero iter del libro, ho chiesto al mio amico John di scrivermi la prefazione, ho pensato meglio ai titoli dei capitoli ed alla loro divisione. Anche in questo caso la storia è stata per me il pretesto per affrontare tematiche di vita: dall’eutanasia al suicidio alla pena di morte, per esempio. La copertina raffigura un’ Acqua Viva (ritratto Farfa) e la scelta non è stata casuale poichè molto si parla di Futurismo nel volume a causa di una sorta di “caccia al nome” nascosto dietro ad un quadro futurista che i protagonisti devono affrontare. Mi è stato fatto notare che anche in questo secondo come nel primo ho sottoposto i personaggi ad un cambio di volto e di identità: non vorrei che questo divenisse, per così dire, una firma nei miei libri ma, certamente,il fatto non è casuale... sono profondamente convinto che l’ aspetto possa condizionare il comportamento ed il modo di porci rispetto agli altri. Un cambio di volto può rappresentare una maschera che, indossata, è in grado di trasformarci in quello che non siamo o, viceversa, possa fare uscire il vero “io” di ognuno di noi.

Tre bravi ragazzi

Sullo sfondo dell'alta borghesia torinese e milanese Federico, Edoardo ed Ilaria, tre ragazzi perbene, vivono un'esistenza apparentemente vuota fatta di valori futili e soldi facili. La sindrome di Asperger, diagnosticata in non piu' tenera eta' ad uno di loro, non togliera' a questi la forza di lottare diventando, al contrario, lo stimolo per superare i coetanei nella corsa della vita, mentre gli altri proseguiranno il loro cammino di devastazione fino alla resa dei conti finale. Lo strumento giuridico del Trust, il tema sociale dell'Asperger, il difficile impatto psicologico con il mondo dei figli adottivi ed il rapporto con lo sport, vissuto a tratti anche in modo ossessivo, si intersecano in un thriller socio culturale nel quale il lettore scoprirà che il sangue non scorre mai gratuitamente. PIERO GROS E JOHN IRVING
Questo terzo libro ha rappresentato per me una esperienza unica. Sono venuto a conoscenza della Sindrome di Asperger praticamente per caso: un giorno parlando con un’amica venni infatti a sapere che ne era affetto il figlio del fratello. Inizialmente, solo per curiosità, decisi di informarmi poi mi determinai ad andarne maggiormente a fondo: conobbi il maresciallo Ugo Parenti alias Gnomo ASPirino fondatore di una associazione di genitori di bambini Asperger. Fui da questi presentato al dott. Maurizio Arduino responsabile del centro C.A.S.A. (Centro Autismo e Sindrome di Asperger) dell’Ospedale Regina Montis Regalis di Mondovì dove, grazie alla disponibilità del dottore passai del tempo al fine di meglio comprendere la problematica. La Sindrome di Asperger è stata inserita negli anni ‘90 tra quelli che vengono definiti Disturbi pervasivi dello Sviluppo ed è oggi ricadente all’interno dello Spettro Autistico. E’ stata individuata negli anni ‘40 da un pediatra viennese, Hans Asperger, il quale, nell’esaminare i comportamenti di alcuni tra i suoi piccoli pazienti, ha riconosciuto quella che lui chiamò “Psicopatia Autistica” ossia scarsa interazione sociale, difficoltà di comunicazione e dedizione particolare, quasi paranoica, a particolari interessi. Parlando con lo Gnomo ASPirino e con il Dott. Arduino ho imparato a comprendere come non esista un Asperger uguale ad un altro e come l a individuazione e la successiva diagnosi debbano essere affidate unicamente a medici esperti. Mi ha particolarmente colpito apprendere come una sua precoce scoperta possa essere fondamentale, se non per raggiungere una guarigione, che appare ad oggi impossibile, almeno per incanalare il soggetto colpito all’interno della cosiddetta normalità. I test dei quali parlo nel romanzo, il DSM IV così come l’ASDI (Asperger Sindrome Diagnostic Interview), sono parametri reali ai quali i professionisti si affidano al fine di classificare questo disturbo che, a tutt’oggi, pare non presentare alcunchè di genetico. Sono stato letteralmente “rubato” dagli aspetti che sono andato a toccare tanto da volerne “contestualizzare” il mio terzo romanzo dove tratto la tematica, spero, in maniera sinceramente rispettosa delle indicazioni fornitemi da quanti, genitori di bambini e poi ragazzi Asperger, questo problema lo vivono nella realtà di ogni giorno. Il mio amore per lo sci ed il tennis fanno da cornice fornendo spunti di ambientazione di situazioni e luoghi ad alcuni dei quali sono particolarmente legato.

C’è un alano dentro di me

Vorrei dedicare questo libro a tutti coloro che hanno il coraggio di affermare che gli animali siano privi di intelligenza, con un augurio di cuore: che siano tanto immeritatamente fortunati da trovare nella vita qualcuno che possa essere più fedele e devoto loro di un animale, che dia loro amore ed affetto in cambio di affetto ed amore, ch dia loro sincerità ed onestà in cambio di onestà e sincerità, che non chieda altro che stare in loro compagnia fosse anche al freddo o sotto un ponte e che comprenda che può ancora esistere, in un mondo dove tutto corre, un cuore d’oro in un uomo vestito di stracci ed un cuore di stracci in un uomo vestito d’oro.
PREFAZIONE, di John Irving (...) I tempi sono cambiati e la nostra conoscenza degli animali è cresciuta. Quella che manca ancora, però, è la sensibilita’ nei loro confronti. Prendiamo l’esempio degli animali domestici, dei cani in particolare, sempre più presenti nelle famiglie italiane. Ho letto da qualche parte che, nella sola provincia di Milano, si registra, su per giù, un cane ogni dieci abitanti. Ho letto anche che circa 100.000 cani vengono abbandonati ogni anno in Italia, che per le nostre città e per le nostre campagne girovagano circa 200.000 randagi, dei quali molti rinselvatichiti. Sono cifre che fanno paura. Martina, la protagonista del libro che state per leggere, non ne fa parte. Lei, per fortuna, ha trovato due “padroncini”, Mario e Simona, che sono sensibili, eccome. Ma ha rischiato grosso. Lei non è il primo cane che - scusate il bisticcio di parole - scrive in prima persona, che racconta la propria autobiografia. Viene in mente Mr. Bones, il cui monologo interiore la trama al romanzo Timbuctù di Paul Auster. Anche la sua storia - l’attesa della morte del suo padrone senza tetto - è triste, ma si tratta, appunto, di un romanzo. La storia raccontata da Martina, invece, è vera. E’ questo il punto. Ha sfiorato una brutta fine, ma ha trovato gli amici che meritava. E Mario e Simona hanno trovato un’amica ancora migliore. Lo dico per esperienza personale. Da bambino, infatti ero un grande appassionato di cani. Conoscevo tutte le razze, insieme alle relative caratteristiche e storie. Volevo un cane mio a tutti i costi e ai miei ho rotto le scatole talmente tanto che un bel giorno - eravamo sotto Natale - me ne hanno regalato uno. Tam, un cucciolo di cairn terrier, razza scozzese simile al West Highland white terrier, ma dal pelo marroncino anzichè bianco. Prima di cedere alle mie richieste, però, i miei mi avevano fatto giurare che avrei dovuto trattare un eventuale cagnolino con rispetto. Mi avevano fatto capire, insomma, che non mi stavano regalando un giocattolo. Anzi, che la “proprietà” di un cane avrebbe costituito una grande responsabilità, la prima della mia vita. Morale della favola: Tam ed io siamo cresciuti insieme, condividendo mille esperienze. Lui ha imparato da me ed io da lui. Per dieci anni siamo stati amici inseparabili, quasi come due fratelli. Posso dire, rifacendomi alla dedica del libro, che non ho mai trovato nella vita qualcuno più fedele e devoto di Tam. E soprattutto, con l’eccezione di Mario Catania, non ho mai avuto amico più intelligente... Carlisle, settembre 2014

Il mostro di Firenze

Il mostro di Firenze, una vicenda che è andata avanti per quasi mezzo secolo, tra sangue e sospetti, tra accuse e sorprese. Intorno al gruppetto dei “compagni di merende”, decenni di misteri. I particolari dei terrificanti omidici commessi dal serial killer sono ormai storia, ma lo stesso decesso di Pacciani ha contribuito a mantenere oscura tutta una serie di dettagli che contribuiscono a renderlo uno dei casi più complicati del secolo scorso. Nei primi giorni di marzo 2013, una nuova pista, poi rivelatasi infondata, contribuisce a riaccendere l’interesse per l’oscura vicenda. Mario Catania, con una narrazione serrata, un’arguzia eccezionale ed una particolare attenzione per i dettagli, ne propone una spettacolare versione romanzata, liberamente ispirata ai fatti reali. Ipotesi di assassinii su commissione e ben retribuiti, collegamenti non approfonditi tra le vittime ed un assurdo sospetto che inizia a serpeggiare quando anche solo il dubbio mette i brividi...
Pacciani che impaccio, di John Irving Ci sono incubi che, svegliandoti al mattino, non ti ricordi più. Altri invece si attardano a scomparire, anzi ti accompagnano per tutta la vita. Per me, Pietro Pacciani è uno di quelli. Appena finito di leggere l’ultimo affascinante romanzo di Mario Catania - era il 17 luglio -, scorsi su “La Stampa” di Torino, sotto il titolo Nessuno reclama i resti di Pacciani , un articolo che raccontava: Pare che su quella tomba nessuno abbia mai portato un fiore. Solo qualche anno fa, sulla croce in legno, comparvero due mazzi di rose rosse, finte e sbiadite. Il custode del cimitero disse che prima stavano davanti a un’altra lapide e che qualcuno le aveva messe per non buttarle via che per pietà. A quindici anni dalla morte, la figura di Pietro Pacciani resta sinistra ed ingombrante: al di là di un articolato percorso giudiziario, nell’immaginario collettivo lui è il mostro di Firenze. Stamani i suoi resti sono stati riesumati. Così come nel giorno del funerale, non si è presentato nessun familiare. Forse finirà in una fossa comune. Visto? Pacciani e la storia del mostro di Firenze continuano a tormentarci ancora oggi. Il mio personale “rapporto” con la faccenda iniziò nel lontano 1974. Vediamo come. Rivisitare il passato è come camminare nella nebbia. La forma e i particolari di quello che si cerca di ricordare sono oscurati o distorti. Un ricordo pallido si dissolve in un altro. Si intuiscono appena i contorni di un’immagine che prima era stata nitida, cristallina.Eppure le mie prime esperienze in Italia, vissute da studente sedicenne, zaino in spalla e abbonamento eurorail in tasca, le vedo ancora in alta definizione. Giravo la penisola visitando le città d’arte: Padova, Venezia, Genova, Parma, Firenze, Siena, Arezzo, Roma e altre ancora. (...) Per tirare su un di soldi per finanziare il primo viaggio, avevo lavorato qualche mese da benzinaio, facendo il turno di notte presso una stazione di servizio vicino a Carlisle (e studiando la grammatica italiana tra un pieno e l’altro!). Un giorno all’alba avevo visto arrivare una Fiat bianca con una targa italiana: “Fi” Ebbi il piacere poi di servire il dottor Ugo Pratesi e sua moglie Elena, residenti a Rignano sull’Arno, di ritorno dall’aeroporto di Glasgow, reduci da una vacanza in Islanda. Arrivato a Firenze, li andai a trovare. Mi conoscevano appena, eppure mi ospitarono per più giorni permettendomi di usare la loro casa come base per le mie scorribande altrove. A quell’epoca non si parlava del mostro. Era stato commesso solo il primo delitto (...) Pensavo a come avevo sempre associato il fenomeno dei serial killer ai paesi di matrice puritana, come la stessa Gran Bretagna e una certa America. A ogni modo, negli anni, Pacciani - o chi per lui e chi come lui - ha contribuito a farmi tornare alla realtà. E anche a togliere un po’ di lustro, ahimè, al mio fin troppo dorato sogno italiano. Carlisle, 23/07/13

Vi vedo al Buio

Un incontro può cambiare per sempre la nostra vita. E’ stato così per Veronica Tedeschi ed i suoi amici, giovani rampolli dell’alta borghesia, quando in montagna conoscono Lorenzo, disabile e cieco dall’età di diciassette anni dopo un incidente sugli sci. Ma il passato di questo ragazzo nasconde qualcosa di inquietante, di diabolico, e sarà grazie all’aiuto di un ex poliziotto, il dottor Ferrante Martini, che la verità verrà a galla. L’esempio dell’ex investigatore, divenuto scrittore ed in grado di svoltare il corso della propria esistenza, sarà il viatico al definitivo cambiamento di vita del Notaio Giorgio del Balzo, annoiato da una routine quotidiana alla quale sentiva di non più appartenere. Come sempre nei suoi romanzi, Mario Catania alterna il bene con il male nè più nè meno di come la vita stessa, in ogni istante, faccia sotto gli occhi di ognuno di noi...
Prefazione, di John Irving Ho conosciuto Mario quando portava ancora le braghe corte. Era un ragazzino brillante, portato allo scherzo: si divertiva ad inventare giochi di parole che facevano ridere solo lui ed era bravo a fare le imitazioni: quella di un suo zio catanese faceva ridere anche gli altri. Mario, insomma, l’avrei immaginato più l’autore di romanzi comici che di un giallo (termine un po’ riduttivo) come quello che state per leggere, e come quelli che ha già scritto e forse conoscerete già. Vi vedo al buio , infatti, è un libro che colpisce per la serietà dei suoi contenuti, nonchè della sua ideazione. Nel congegnare le sue trame, infatti, Mario si avvale addirittura della collaborazione dell’investigatore ex Criminalpol Francesco Saccomanno, ora in servizio alla Procura di Torino, ed il sostituto Procuratore della Repubblica Riccardo Ghio. Con consulenze di questo calibro, il libro non può che rispecchiare una forte veridicità. Non c’è particolare che non abbia fondamento. Ma oltre all’aspetto tecnico legale, c’è anche quello socio-scientifico. In ogni suo libro Mario si occupa di tematiche di questo tipo. In Vi vedo al buio , si affronta il mondo degli ipovedenti, quelli che non vedono che ombre, mentre Tre bravi ragazzi parlava della sindrome di Asperger, Il mostro di Firenze: la verità oltre la cassazione di.... beh, lo dice il titolo. Mario torna al romanzo vero e proprio dopo l’intervallo di C’è un alano dentro di me, fantasia dedicata alla sua amatissima cagnolina Martina. Non c’è due senza tre: anche in questo passaggio, infatti, mi ricorda uno scrittore britannico. Potrebbe essere una formula vincente per il percorso letterario di Mario Catania: ora un romanzo serio, ora un divertimento. Se dovesse decidere di seguire il consiglio, per il prossimo libro gli consiglierei di ispirarsi a ValMcDermid e di documentarsi sulla sua documentazione. Sarebbe un bel leggere. J ohn Irving New Castle-upon-Tyne Novembre 2014

Tutto sbagliato

Sullo sfondo dell’alta borghesia romana due rampanti avvocati vengono coinvolti in un gioco tanto geniale quanto perverso ideato da un cliente amico di famiglia. Cambi di identità, brutali omicidi, viaggi tra Milano Marittima, Orta, Stresa, Nizza, Roma e Porto Cervo portano al coinvolgimento nelle indagini dell’ex poliziotto e scrittore Ferrante Martini. Quando sembra che grazie alle sue abilità investigative la verità stia per essere svelata, però, la catena di inganni si infittisce, fino alla inaspettata resa dei conti finale, in cui nessuno è chi dice di essere e i ruoli si ribaltano. Come spesso accade nei suoi romanzi, l’autore ci insegna che la mente umana può superare l’immaginazione, e che a volte è meglio non fidarsi di nessuno.
Prefazione, di John Irving La giustizia non è sempre stata giudiziosa. Per molti secoli le persone venivano accusate e condannate per aver commesso delitti, non sempre in base alle prove raccolte ma talvolta per la loro mancanza di status sociale, per il colore della pelle, perchè si trovavano nel posto sbagliato nel momento sbagliato. E così via. L’evoluzione della scienza forense ha cambiato tutto. Oggi, analizzando i “messaggi” lasciati su un cadavere, mettiamo, o sulla scena di un delitto, i suoi attrezzatissimi esponenti sono in grado di risolvere i misteri sia del passato sia del presente. Ormai, grazie all’utilizzo di tecnologie all’avanguardia, può bastare una traccia di DNA grande come un granello di sale per individuare il colpevole di un reato. Non ci si limita più ad ascoltare eventuali testimonianze, ma si cerca la verità dei fatti in un goccio di sangue, per esempio, o nell’arma del delitto. (...) La trama dell’ultimo romanzo di Mario Catania, Tutto sbagliato. La terza indagine di Ferrante Martini , si spiega in modo analogo. Vengono seminati indizi che possono essere letti in modo bivalente, ma non portano mai ad una soluzione che non sia quella finale. La differenza sta però nella sofisticazione dei metodi impiegati per arrivarci, a quella soluzione. Si tratta del terzo libro di Catania in cui uno dei protagonisti, quasi un alter ego dell’autore, è Ferrante Martini, ex commissario della SAM, la squadra anti mostro, un’appendice della Procura di Firenze ai tempi della storia del Mostro. Con due libri già alle spalle, Martini ha iniziato una nuova vita di scrittore, ma viene spesso coinvolto in indagini private. E’ grazie alle conoscenze professionali di questo personaggio, appunto, e alla consulenza di autorevoli avvocati e specialisti in svariate discipline, che il romanzo ci regala un viaggio attraverso le tecniche investigative di ultima generazione, tutte assolutamente attinenti alla realtà e allo stato dell’arte della scienza forense contemporanea. Ma, per evitare di privare il lettore del piacere della scoperta ed del brivido della suspence, non intendo dire altro. Come il grande Graham Greene, nella sua scrittura Mario Catania si dimostra in grado di alternare entertainments, ovvero divertissements dal tono leggero, sebbene non frivolo (vedi l’ultima fatica, dedicata alla cagnolina Martina), con romanzi più impegnativi, veri e propri thriller caratterizzati dal ritmo incalzante, dalla descrizione d’ambiente e dell’attenzione all’intreccio. John Irving New Castle-upon-Tyne Primo Gennaio 2016
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Tenebre nella Chiesa

Il secondo capitolo di “Ricatto alla Chiesa”, leggibile indipendentemente dal primo, nel quale la Chiesa, come Istituzione, trema davanti agli attacchi dei suoi Mali, talvolta interni. Il “Ricatto” è una sorta di cancro silenzioso che, come un serpente, striscia beffardo nei templi della sacralità. Le morti di alcuni ragazzi, avvenute in giovane età e in circostanze misteriose, riportate alla luce attraverso eventi occasionali, risvegliano la curiosità di Ferrante Martini ed altri investigatori che si troveranno coinvolti in una indagine nella quale la presenza di poteri paralleli si paleserà oltre ogni immaginazione. L’Eterna lotta tra il Bene e il Male, materializzata nello scontro tra I Custodi della Dottrina e della Fede e I Membri del Collegio dell’Anticristo.
Esiste il romanzo noir in cui si conosce il colpevole sin dall’inizio ed esiste il thriller in cui lo si conosce solo alla fine. Bene: Catania è l’inventore di un genere che sta a metà tra i due. Si sa e non si sa, si dice e non si dice, si conosce o si crede di conoscere. Tutto sembra, poi tutto è diverso. Dalla prefazione di John Irving.

Mostro, incubo senza fine

Mario Catania immagina una conclusione della vicenda tutta italiana del cosiddetto “Mostro di Firenze”. Fu il dicembre 2013 quando uscì il primo romanzo dedicato alla vicenda del “Mostro di Firenze”. Quella storia, per la memoria di tutto il mondo, pare essere legata ad un nome: Pietro Pacciani e “Pacciani che impaccio” fu proprio il titolo della mia prefazione di allora; Pacciani è davvero un impaccio, Pacciani è un capro espiatorio trovato morto “suicida” in casa sua con tutte le finestre aperte, prono, con i pantaloni abbassati e le macchie ipostatiche - o ipostasi - sulla schiena, sulle spalle e sui glutei. Le ipostasi sono le macchie di colore blu che si formano in virtù della forza di gravità, la quale consente al sangue di coaugulare verso il basso, ragione per cui, nel caso di Pacciani, vennero considerate dai medici legali non compatibili con la posizione del corpo dopo la morte in quanto tipiche di un corpo supino al momento del decesso. Torino appartiene al triangolo della Magia Biancia, insieme a Lione e Praga, ma fa parte anche della Magia Nera, insieme a Londra e San Francisco. Torino come luogo dell’equilibrio, Torino detentrice dell’equilibrio. L’eterna lotta tra il Bene e il Male altro non è che una sorta di equilibrio al quale tutti noi dobbiamo sottostare ed è, forse, per questa ragione che Mario Catania ambienta i suoi lavori in questa “città magica”. Dalla prefazione di John Irving.

1914. Scacchiera veneziana

Mario Catania si cimenta, per la prima volta, nel genere fantasy mantendendo l’impronta thriller-noir, secondo la definizione data da John Irving, che lo contraddistingue. ‘1914. Scacchiera veneziana’ è un giallo storico nel quale la Storia viene piegata dalla fantasia al fine della costruzione di un mondo immaginario. L’Italia è rimasta estranea ai due conflitti mondiali! Come ciò sia potuto accadere rappresenta la trama del fanta-thriller, una ragnatela abilmente tessuta all’interno della quale gli equilibri storici vengono modificati al solo fine del perseguimento di un nobile obiettivo: una Guerra giusta. A mezzo dell’eliminazione delle ideologie naziste e fasciste, l’Italia diventa, nella fantasia dell’autore, un’isola felice dove il resto del Mondo, coinvolto nelle Guerre, si rifugia. ‘1914. Scacchiera veneziana’ , ambientata tra Venezia, Verona, Torino e Sauze D’0ulx negli anni precedenti al primo conflitto mondiale rappresenta un romanzo visionario e futurista in grado di trasportare il lettore verso un lieto fine per l’Italia e gli italiani.

1945. Il labirinto della perversione

Stefano Landoni, il Dandy per gli amici, ha quarantacinque anni e un libro di grande successo alle spalle. Stefano è un godereccio, ama la bella vita, le gite fuori porta, stare con gli amici e la compagnia di un buon vino d’annata. Proprio l’amico di lunga data Lorenzo gli presenta una sera la donna che gli stravolgerà la vita. Elena è una giornalista di una delle famiglie storiche di Venezia,una donna dai mille volti. Tra i due nasce subito un idillio, una storia che andrà avanti, tra deliziosi ed estremi incontri sessuali, e una missione da portare avanti per il bene delle democrazie di tutto il mondo. Stefano ed Elena, infatti, si ritrovano coinvolti in una storia di spionaggio e controspionaggio senza fine, in un’epoca, a cavallo della seconda guerra mondiale, in cui ideologie e progetti criminosi vanno a braccetto. 1945. Il labirinto della perversione è una storia che mescola ingredienti noir e polizieschi all’erotismo, in un connubio che genera colpi di scena ed emozioni a non finire…

IN USCITA NELLE MIGLIORI LIBRERIE E ONLINE A MARZO 2023

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